On the Liberation Day of Italy, the anniversary
of the 1945 fall of Mussolini’s Italian Social Republic, this article goes to those
Italians who are a little bit interested in the political landscape elsewhere
in Europe. As an exception in the line this article was written in Italian, however it
also goes to Hungarians who do not have a similar occasion to remember the fall
of fascism.
Il 25
aprile ed il pericolo di estrema destra in Ungheria
L’anniversario della Resistenza, il 25 aprile sta davanti a noi. Il
popolo italiano ricorderà alla
liberazione del paese dal fascismo, ma anche alla tragedia della seconda guerra mondiale. Il 25 aprile rappresenta un
giorno fondamentale per la storia d’Italia, che ha il suo significato anche
questi giorni. La festa nazionale in questione, non è solo un bell’occasione di
non andare a lavoro, ma anche un giorno per ricordare tutto quello che è avvenuto
durante i tempi più vergognosi del ventesimo secolo. All’anniversario si
ricorda alla liberazione del “bel paese”, ma bisogna ricordarsi anche del
pericolo dell’estrema destra ed ogni tipo di estremismo che non sono affatto
scomparsi e sono ancora presenti nel nostro continente. Come la memoria della
guerra si sta allontanando, da qualche parte in Europa ci sono molte persone
che dimenticano la lezione. Da questo punto di vista la parte dell’Est di
Europa è in una situazione meno favorevole rispetto quella parte dell’Ovest.
Nel giorno che commemora la resistenza e
la liberazione, quest’articolo si dedica ad un paese ex comunista, l’Ungheria,
dove il pericolo dell’estrema destra è nuovamente emerso ponendo il futuro di
questo paese a rischio.

Prima di tutto bisogna dichiarare un fatto: sebbene tanti lo credano,
l’Ungheria fino ad ora non è un paese fascista. I media internazionali sono
inclini ad esagerare i fatti reali e qualche volta cercano l’attenzione ed
interpretano gli avvenimenti in un modo sbagliato ed allarmante. Con questo non
intendo dire che il governo centrodestra di Fidesz, non abbia prevaricato con
il suo potere dopo aver vinto trionfalmente gli elezioni di 2010. Anzi, le
modifiche liberticide alla Costituzione, così come le limitazioni al potere
giudiziario o le limitazioni della libertà di stampa sono provvedimenti che non
possono essere giudicati in modo positivo. Nonostante questi atti, il presente
governo fa quello che i precedenti non hanno fatto fino ad ora guidando il
paese in una difficile situazione economica. Il governo ungherese ha deciso di
favorire le riforme essenziali, mettendo il bilancio dello stato in equilibrio,
seguendo un stretto piano finanziario. Molti discutono le riforme
dell’istruzione superiore, ma essendo il sistema insostenibile, un cambiamento
fondamentale è stato inevitabile (anche se il governo ha sbagliato in tanti
punti). Ci sono altri provvedimenti che non sembrano “europei”, ma che nella
realtà sono stati necessari per evitare la totale vulnerabilità del paese in un
mondo che sta cambiando velocemente. Bisogna sottolineare il fatto che dentro
la Comunità Europea ci sono diversi interessi dei paesi ed esistono anche
diversi punti di vista, perciò non è facile capire la situazione
economica-politica degli altri, soprattutto di quelli che stanno attraversando
un periodo difficile (come l’Europa del
Sud). A dire il vero, neanche per me, studente di relazioni internazionali (o
meglio dire di scienze politiche), non è stato facile capire la realtà italiana
per quanto riguarda la situazione recente del palcoscenico politico.
Ma tutto ciò che ho descritto è stato solo un lato della realtà. Esiste
un lato oscuro che può riguardare non solo il futuro dell’Ungheria, ma il
futuro di tutta la parte Est del nostro continente. Si tratta del pericolo di
estrema destra. Una delle grande colpe di questo governo è che sta creando uno
spazio vantaggioso e un terreno fertile per le idee di estrema destra, le quali
sono intrise di xenofobia, discriminazione ed odio razziale. Il presente
governo di centro-destra non ha la capacità (oppure non la vuole) di
dissociarsi dall’estrema destra e dalle persone che la rappresentano. Il numero
dei politici decenti è basso e il loro potere non sembra di essere in grado di
fermare il processo. Nonostante che uno dei principali obbiettivi del governo
sia l’integrazione dei rom, alcune settimane fa persone vicine all’estrema
destra sono state insignite di premi ufficiali dello stato magiaro. Uno di
quelli, il giornalista Ferenc Szaniszlo, nel 2011 definì “scimmie” i rom,
mentre l’altro, l’archeologo Kornel Bakay, è conosciuto per le sue teorie
antisemite. Oltre questi atti, un altro personaggio ben conosciuto del paese,
Zsolt Bayer che è uno dei fondatori del Fidesz, dopo un atto di cronaca nera,
ha espresso la sua rabbia contro i rom in un modo inumano chiamandoli “animali”.
Essendo un buon amico del primo ministro, non ha subito nessuna condanna
ufficiale dal partito in governo.
Secondo alcuni ricercatori dell'estremismo radicale, se il partito al
potere non si dissocia dalle idee estremiste, può essere che quelle divengano
parte integrante dell’opinione pubblica. Non è un segreto che la maggior parte
della società dei paesi ex comunisti abbraccia pregiudizi contro le minoranze
etniche, ma se quei pregiudizi vengono
affermati da un canale ufficiale, anche la speranza nella coesione sociale e
nell’integrazione dei rom emarginati diminuirà radicalmente. In una società
priva di coesione, dove tra la povertà e l’etnicità si forma una relazione stretta,
molto probabilmente le tensioni etniche fioriscono. A questo punto entra in
gioco e nella partita l'estrema destra dello Jobbik che già rappresenta la
terza forza politica in Ungheria. I problemi gravi della comunità rom, le
condizioni economiche degradate e l’intolleranza della maggior parte dei
cittadini potranno costituire le condizioni perfette per il partito che può
influenzare il futuro del paese. Anche se tanti percepiscono il recente governo
ungherese come il “golpe bianco” dell’Europa, in realtà non lo è, ma i suoi
atti possono aprire la via per la vera minaccia, che si chiama l’estrema
destra.
Il 25 aprile è un ottimo giorno per ricordare al passato, e occorre
pensare anche al futuro, non solo in Italia ma anche nei altri paesi del mondo.
Durante questa festa nazionale italiana i cittadini europei devono ricordare al
vecchio proverbio: “chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.”
Bence Garamvolgyi
un cittadino del
paese in questione